Il Reame ai Confini del Mondo

Lo SPECCHIETTO FATATO*, RUSSIA (Biancaneve)

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mab66
view post Posted on 27/2/2010, 10:00




"LO SPECCHIETTO FATATO"
Afanas'ev




In un certo reame, in un certo stato, viveva una volta un mercnte vedovo, egli aveva un figlio e una figlia, e un fratello...Una volta quel mercante si prepara ad andare in terre straniere, a comperare mercanzie varie; prende con sé il figlio, e lascia a casa la figlia; chiama suo fratello e gli dice: " Caro fratello, t'affido tutta la mia casa e il suo governo; d'una cosa ti prego con fervore: sorveglia severamente la mia figliola, insegnale a leggere e a scrivere, e non permetterle di folleggiare ! "
Dopo di che prese commiato dal fratello e dalla figlia, e si mise in viaggio.
La figlia del mercante era già grande, e d'una tale indescrivibile bellezza che anche a girare tutto il mondo non si sarebbe trovata l'eguale ! Allo zio venne in testa un pensiero impuro che non gli dava pace né giorno né notte; cominciò ad insistere con la ragazza:
" O mi amerai - dice - o non ti lascio al mondo; io mi perdo e t'uccido !..."
Una volta che la ragazza era andata al bagno, lo zio s'infilò dietro a lei, ma ebbe appena passata la soglia che la ragazza prese una tinozza d'acqua bollente e l'inondò dalla testa ai piedi. Tre settimane rimase a letto lo zio, guarì a fatica. Un odio terribile gli rodeva il
cuore, e cominciò a pensare come rendere quel brutto scherzo. Pensa e ripensa, prese e scrisse una lettera a suo fratello: tua figlia - dice - s'occupa di brutte cose, corre per i cortili, dorme fuori di casa e non m'ascolta. Il mercante ricevette quella lettera, la lesse
e s'inquietò forte; dice al figlio: " Ecco, tua sorella svergogna tutta la casa ! Non voglio perdonarla: torna subito indietro, fa' a pezzi quella donnaccia e riportami il suo cuore infilato in questo coltello. Che la brava gente non rida della nostra famiglia ! "
Il figlio prese il coltello aguzzo, e andò a casa; senza chiasso, senza avvisare nessuno, arriva nella città natale e comincia a
informarsi da varie parti: che vita fa la figlia di quel mercante? tutti a una voce ne parlano bene, non fanno che lodarla: è tranquilla, è umile rispetta il Signore, ascolta i buoni consigli. Informatosi di tutto egli si recò dalla sua sorellina; lei gli va incontro tutta allegra, lo abbraccia, lo bacia: " Fratellino caro! Qual buon vento ti porta? come sta il nostro babbino? "
" Ah, sorella cara, non rallegrarti troppo presto. Non è per il bene che sono tornato; mi manda il babbino con l'ordine di fare a pezzetti il tuo bianco corpo, d'estrarne il cuore e di portarglielo su questo coltello. "
La sorella pianse: " Dio mio - dice - perché tanta crudeltà ! "
" Ecco perché ! " rispose il fratello, e le raccontò della lettera dello zio.
" Ah, fratellino, io non sono colpevole di nulla! "
Il figlio del mercante ascoltò come e cosa era successo, e dice:
" Non piangere, sorellina ! Io stesso so che non hai colpa, e sebbene il babbino mi abbia ordinato di non accettare alcuna
giustificazione, tuttavia io non voglio metterti a morte. E' meglio che prepari le tue robe e te ne vai via dalla casa paterna, dove le gambe ti porteranno; Dio non t'abbandonerà ! "
La figlia del mercante non stette a pensarci troppo, preparò l'occorrente per il viaggio, disse addio al fratello e partì; per dove? lei stessa non sa. Intanto suo fratello, ucciso un cane da guardia, ne estrasse il cuore, l'infilò sul coltello aguzzo e lo portò al padre.
Gli consegna il cuore del cane: " Così e così - dice - secondo il tuo paterno comando ho messo a morte la sorellina."
" Il diavolo se la porti ! Ai cani morte da cane ! " rispose il padre.
A lungo la bella fanciulla andò errando pel mondo; infine entrò in un bosco folto, oscuro; attraverso gli alti alberi il cielo si vedeva appena. Si mise a camminare per quel bosco finché uscì per caso in una larga radura; in quella radura c'era un palazzo di pietra
bianca; attorno al palazzo un cancello di ferro. ' Andrò in quel castello – pensa la ragazza – non tutti gli uomini sono cattivi, forse non m'andrà male ! ' Entra nelle stanze: non c'è anima viva; avrebbe voluto tornare indietro, quando all'improvviso galopparono nel cortile due potentissimi giganti; entrarono nel castello, videro la ragazza e dicono:
“ Salute, bellezza ! “
“ Salute, nobili guerrieri ! “
“ Ecco, fratello – disse all'altro uno degli eroi – rimpiangevamo di non aver nessuno che ci guardasse la casa; e Dio ci ha mandato una sorellina. “
I campioni lasciarono che la ragazza vivesse con loro la chiamarono sorella, le diedero le chiavi e la fecero padrona di tutta la casa, poi tirarono fuori le aguzze sciabole, le appoggiarono al petto l'uno dell'altro, e fecero questo giuramento : “ Se uno di noi osa
attentare alla sorella, sarà subito messo a morte con questa stessa sciabola. “



Così la bella fanciulla visse con i due eroi. Intanto il padre di lei, comperate le mercanzie d'oltremare, tornò a casa e qualche tempo dopo prese moglie un'altra volta.
Questa mercantessa era di una beltà indescrivibile, e possedeva uno specchietto magico; se guardi nello specchio vedi subito dov'è che sta succedendo qualcosa. Una volta i giganti si prepararono per andare a caccia, e ammoniscono la loro sorellina:
"Bada di non fare entrare da te nessuno fino al nostro ritorno! “ La salutarono e partirono. Nello stesso momento la mercantessa guardò nello specchietto, e, tutta compiaciuta della sua bellezza, dice:
“ Al mondo non c'è nessuna più bella di me! “
E lo specchietto in risposta:
“ Sei bella, non c'è che dire! Ma hai una figliastra, che vive in un folto bosco con due campioni, ed essa è più bella di te! “
Alla matrigna quei discorsi non piacquero; chiamò subito una cattiva vecchina:
“ To', eccoti un anello – dice – va' nel folto bosco, c'è lì un palazzo di pietra bianca, nel palazzo vive la mia figliastra; inchinati a lei e dàlle quest'anellino; dille: te lo manda tuo fratello per ricordo! “
La vecchia prese l'anello e si diresse dove le era stato detto; arriva al palazzo di pietra bianca, la bella fanciulla la vide, le corse incontro; certo voleva chiederle notizie della patria.
“ Salute, nonnina! Qual buon vento ti porta ? Son tutti vivi e sani? “
“ Vivono e stanno bene! Ecco, il tuo fratellino m'ha pregato d'informarmi della tua salute e ti manda in regalo quest'anellino; su, pavoneggiati! “
La fanciulla era così contenta, così contenta da non dirsi; portò la vecchia in camera, le offrì crostini e bevande, e le raccomandò di salutare rispettosamente suo fratello.
Dopo un'ora, la vecchia se ne tornò indietro, e la ragazza si mise a rimirare l'anellino; pensò d'infilarselo al dito, lo mise e nello stesso istante cadde morta.
Arrivano i due campioni, entrano nelle stanze,la sorellina non vien loro incontro: cosa significa? Guardarono nella sua camera da letto, ed essa è là, morta, che non dice parola. I campioni erano pieni di dolore: la morte s'era presa la cosa più bella che ci fosse all'improvviso, quando nessuno l'imaginava!
“ Bisogna vestirla con l'abito nuovo – dicono - e metterla nella tomba “
Cominciarono a prepararla, e uno s'accorse che la bella fanciulla aveva alla mano un anellino.
“ Dobbiamo seppellirla con l'anellino ? Meglio che glielo tolgo, lo conservo per ricordo.”
Appena tolto l'anellino subito la fanciulla aprì gli occhi, respirò e resuscitò.
“ Cosa t'è successo, sorellina ? Forse qualcuno è venuto da te ? “ domandano i campioni.
“ E' venuta dalla mia patria una vecchina che conosco e m'ha portato un anello.”
“ Ah, che disobbediente! Non invano ti avevamo ammonito di non lasciar entrare nessuno in casa. Bada di non farlo la prossima volta! “
Passato un po' di tempo, la mercantessa guardò nel suo specchietto e seppe che la sua figliastra era viva e bella come prima; chiamò la vecchia, le dà un nastro e dice: “ Va' al palazzo di pietra bianca dove vive la mia figliastra e dàlle questo regaluccio; dille: è tuo fratello che lo manda! “



Di nuovo la vecchia arrivò dalla bella fanciulla, le raccontò un sacco e una sporta di notizie e le diede il nastro. La fanciulla ne fu contenta, si legò il nastro intorno al collo e nello stesso istante cadde sul letto morta. Tornano i campioni dalla caccia, guardano: la sorellina giace morta; cominciano avestirla dell'abito nuovo, ma non appena le tolsero il nastro essa aprì gli occhi, respirò e resuscitò.
“ Cosa t'è successo, sorellina ? C'è stata di nuovo la vecchia ? “
“ Sì – dice – è venuta la vecchia dalla mia patria, m'ha portato un nastro.”
“ Lo vedi come sei ? Ti avevamo pregato: senza di noi non ricevere nessuno!”
“ Perdonate, fratelli cari ! Non ho saputo resistere, volevo sentire notizie di casa.”
Passò ancora qualche giorno: la mercantessa guardò nello specchio; di nuovo la figliastra era viva. Chiamò la vecchia: “ Eccoti un capello – dice -va' dalla figliastra e uccidila senza fallo! “
La vecchia scelse il momento che i campioni erano andati a caccia e arrivò al palazzo di pietra bianca; la bella fanciulla la vide dal finestrino, non resisté, le corse incontro:
"Salute, nonnina ! Come stai ? “
“ Per ora son viva, colombella mia ! Sono in giro per il mondo e son passata di qui per darti notizie. “
La fanciulla la fece entrare in camera, le offrì crostini e bevande, le chiese dei parenti e le raccomandò di riverire il fratello.
“ Bene – dice la vecchia – gli trasmetterò i tuoi omaggi. Ma tu, colombella mia, non hai nessuno che ti cerchi in testa? Vieni che ti guardo io.”
“ Cerca pure, nonnina! “
Quella si mise a cercarle in testa e intanto mescolò alla sua treccia il capello fatato; non appena l'ebbe intrecciato la fanciulla morì. La vecchia ghignò malignamente e uscì alla svelta perché nessuno la trovasse né vedesse.
Arrivano i campioni, entrano nelle camere: la sorella giace morta; a lungo l'osservarono per indovinare cosa aveva in sovrappiù, ma non si vedeva niente! Allora fecero una bara di cristallo, così splendida da non pensare, né immaginare, sol nelle fiabe raccontare!
Rivestirono la figlia del mercante d'un abito scintillante, come una sposa per le nozze, e la misero nella bara di cristallo; la posero in mezzo alla grande sala, sopra vi rizzarono un baldacchino di velluto rosso con grappoli di brillanti, con frange d'oro, e alle dodici colonnine di cristallo appesero dodici lampade. Poi i prodi versarono lacrime ardenti; una grande tristezza li invase. " Perché vivere a questo mondo - dicono - Andiamo e finiamola!" S'abbracciarono, presero commiato l'uno dall'altro, uscirono sull'alto balcone, si presero per la mano e si gettarono giù; caddero sulle pietre aguzze e così posero termine alla loro vita.
Passarono molti e molti anni. Accadde a un principe di andare a caccia; arrivò in un folto bosco, sguinzagliò i suoi cani da tutte le parti, si separò dai cacciatori e s'incamminò per un viottolo invaso dalle piante. Cammina e cammina, ecco dinanzi a lui una radura, nella radura un bianco palazzo. Il principe scese da cavallo, salì le scale, si mise a
guardare le camere; dappertutto ornamenti ricchi, lussuosi, ma non si vedeva la mano d'un padrone: tutto era abbandonato da molto tempo, tutto cadeva a pezzi! In una sala si ergeva una bara di cristallo, e nella bara giace una fanciulla morta, di indescrivibile bellezza: con le guance rosse, col sorriso sulle labbra, come fosse viva e dormisse.
Il principe s'avvicinò, guardò fisso la fanciulla e rimase fermo sul posto, come se una forza invisibile lo trattenesse. Rimase lì dal mattino alla sera, senza poter distogliere lo sguardo, col cuore in tumulto: quella bellezza verginale l'incatenava, era una beltà meravigliosa, mai vista, da non trovarne un'altra nel mondo intero! Intanto i cacciatori
lo cercavano da un pezzo; eran già corsi per il bosco, avevan suonate le trombe e dato una voce; ma il principe sta accanto alla bara di cristallo e non sente niente. Il sole tramontò, scesero le tenebre; solo allora egli tornò in sé: baciò la morta fanciulla e tornò indietro.
" Ah, Altezza, dove siete stato? - domandarono i cacciatori
" Inseguendo le fiere mi sono sperduto un poco."
Il giorno dopo, era appena l'alba, e già il principe si prepara alla caccia; galoppò nel bosco, si separò dai cacciatori, e attraverso il medesimo viottolo arrivò al palazzo di pietra bianca. Di nuovo restò tutto il giorno accanto alla bara di
cristallo, senza toglier lo sguardo dalla morta beltà; solo a tarda notte tornò a casa; il terzo e il quarto giorno fu lo stesso, e così passò tutta la settimana.
" Cosa sta succedendo al nostro principe? - dicono i cacciatori - Seguiamolo, fratelli, per vedere che non gli succeda niente di male."
Ecco che il principe andò a caccia, sguinzagliò i cani per il bosco, si separò dal seguito e s'incamminò verso il palazzo di pietra bianca; subito i cacciatori gli si mettono dietro, arrivano alla radura, entrano nel castello: là, in una sala, c'è una bara di cristallo, e nella bara giace una fanciulla morta, dinanzi alla fanciulla sta il principe.
" Altezza! Non invano erraste una settimana per il bosco! Adesso anche noi non potremo allontanarci di qui fino a sera."
Attorniarono la bara di cristallo, guardarono la fanciulla, s'innamorarono della sua bellezza e rimasero sul posto dal mattino alla sera tardi. Quando fu notte piena, il principe si rivolse ai cacciatori: " Fratelli, fatemi un gran favore: prendete la bara con la fanciulla morta, portatela e posatela nella mia camera; ma fatelo di nascosto, in segreto, perché nessuno lo sappia o ne sia informato. Vi ricompenserò in tutti i modi, vi regalerò i denari del tesoro, come nessuno v'ha mai ricompensato."
" Ricompensaci se vuoi, ma noi, principe, siamo contenti di servirti anche così !" dissero i cacciatori; sollevarono la bara di cristallo, la portarono nel cortile, la misero sui cavalli e la trasportarono alla reggia; la portarono nella camera del principe e ve la deposero.
Da quel giorno il principe smise di pensare alla caccia. Se ne sta a casa senza mai uscire dalla sua camera, non fa che rimirare la fanciulla.
" Cosa succede a nostro figlio? - pensa la Regina - è da tanto tempo che se ne sta a casa senza mai uscire dalla sua camera, né permette che alcuno entri da lui. È diventato triste, è forse ammalato? Sarà meglio che vada a vederlo ".
La Regina entra nella sua camera e vede la bara di cristallo. Cos'è questo? Chiese, domandò, e subito diede ordine di seppellire quella ragazza nell'umida madre terra, com'è uso fare.
Il principe pianse, poi andò in giardino, strappò dei fiori meravigliosi, li portò e si mise a pettinare la treccia bionda della morta bellezza, a ornarle il capo di fiori. D'un tratto, dalla treccia cadde il capello fatato: la bella aprì gli occhi, sospirò, s'alzò dalla bara di cristallo e dice: "Ah, quanto ho dormito!"
Non si può descrivere la gioia del principe: la prese per la mano, la portò dal padre, dalla madre.
"È Dio che me l'ha data! - dice - Non posso vivere senza di lei nemmeno un minuto. Babbo, e tu mamma, vi prego, lasciate ch'io mi sposi."
"Sposati, figliolo! non andremo contro Dio, e poi una simile bellezza non la troveresti nel mondo intero!"
Senza ritardare, lo Zar diede quello stesso giorno un banchetto d'onore e le nozze furono celebrate.
Sposata la figlia del mercante, il principe vive con lei , e non fa che lodarla. Passò qualche tempo e alla moglie venne voglia di andare dalle sue parti, a far visita al padre e al fratello; il principe era d'accordo e cominciò a chiederlo al padre.
" Bene - dice lo Zar - Andate, figli miei cari! Tu, principe, fa' il giro per via di terra, ne approfitterai per andare a vedere tutte le nostre terre e sorvegliarne l'ordine; e lascia che tua moglie vada con la nave, per via retta."
Così prepararono la nave per la traversata, delegarono i marinai, nominarono il comandante; la principessa salì sulla nave e uscì in alto mare, mentre il principe andò per via di terra.
Al vedere la bella principessa il comandante ebbe desiderio della sua avvenenza e prese a farsi insinuante con lei.
' Cosa temere? - pensa - ora essa è nelle mie mani, faccio quel che voglio!'
"Amami- dice alla principessa - se non mi amerai, ti getterò in mare!"
La principessa gli volse le spalle senza degnarlo di risposta, solo i suoi occhi versarono lacrime. Un marinaretto udì le parole del comandante , e a sera andò dalla principessa, le dice:
" Non piangere, principessa! mettiti il mio vestito, e io vestirò il tuo; tu va' in coperta, io resterò nella cabina. Che il comandante mi getti pure in mare, non ho paura: vedrai che me la cavo nuotando fino al porto; per fortuna, adesso siamo vicini a terra."
Scambiarono i vestiti; la principessa se ne andò in coperta e il marinaio si stese nel letto di lei. A notte comparve nella cabina il comandante, afferrò il marinaio e lo gettò in mare.
Il marinaio si mise a nuotare, e al mattino toccò la riva. Giunse in porto la nave, e i marinai scesero a terra; scese anche la principessa, corse al mercato, si comperò un vestito da cuoco, se lo mise e andò a lavorare da suo padre, nelle cucine. Qualche tempo dopo arriva dal mercante il principe.
"Salute, babbino! - dice - Accogli dunque tuo genero, poiché io ho sposato tua figlia. Dov'è? o ancora non è arrivata?"
Qui il comandante si fece avanti con un rapporto: " Così e così, Altezza! È accaduta una disgrazia: la principessa stava sul ponte, quando s'è alzata una tempesta; si cominciò a rullare, lei ebbe un capogiro e in un batter d'occhio cadde in mare e affogò!"
Il principe pianse, si disperò, ma dal mare non si torna; si vede che quella era la sorte a lei destinata! Il principe rimase per un poco ospite del suocero, diede ordine al suo seguito di prepararsi alla partenza; il mercante diede un gran banchetto d'addio; vennero da lui e mercanti, e boiari , e tutti i parenti: c'era anche il fratello di lui, la vecchia cattiva e il comandante.
Bevvero, mangiarono, presero i rinfreschi; dice uno degli ospiti: "Ascoltate, egregi signori! Starsene a bere e bere, non ci farà del bene; raccontiamo piuttosto delle storielle."
" D'accordo, d'accordo! - gridarono da ogni parte - chi comincia?"
Quello non sa, l'altro non più, al terzo il vino ha tolto la memoria. Che fare? Qui si fece avanti il commesso del mercante: " Da noi, in cucina, c'è un nuovo cuoco, ha viaggiato molto in terre straniere, ha visto un mucchio di cose ed è maestro nel raccontar storie, una vera meraviglia!"
Il mercante chiamò quel cuoco: " Diverti i miei ospiti! " dice.
Il cuoco-principessa gli risponde: "Cosa debbo raccontarvi : una fiaba o una storia vera?"
"Raccontaci una storia vera!"
"Prego, posso benissimo raccontarvela, ma ad un patto: chi mi interrompe riceverà il mestolo in fronte."
Tutti furono d'accordo. E la principessa cominciò a raccontare quel che era capitato a lei stessa.
" Così e così - dice - un mercante aveva una figlia, egli partì in mare ed incaricò il proprio fratello di sorvegliare la ragazza; lo zio, invaghitosi della sua bellezza, non le dava un minuto di pace..."
Lo zio sente che parla di lui e dice: " Signori, questo non è vero ! "
" Ah, secondo te, non è vero? eccoti il mestolo in fronte! "
Poi il racconto giunse alla matrigna, com'essa interrogava il suo specchietto magico, e alla vecchia cattiva, come veniva al palazzo di pietra bianca dei giganti; allora, la vecchia e la matrigna gridarono ad una voce:" Che assurdità son queste? Non può essere! "
La principessa le colpì in fronte col mestolo e si mise a raccontare com'essa stava nella bara di cristallo quando il principe la trovò, la fece resuscitare e la sposò, e com'essa partì in visita dal padre.
Il comandante capì che le cose si mettevano male e pregò il principe: " Permettetemi di andare a casa: mi duole un poco la testa! "
" Non è niente! Siediti ancora un poco! "
La principessa raccontò del comandante; beh, anche lui non si trattenne: " Son tutte bugie! " dice.
La principessa lo colpì in fronte col mestolo, poi gettò via il vestito da cuoco e si rivelò al principe.
" Non sono un cuoco - dice - sono la tua legittima moglie! "



Il principe si rallegrò, il mercante pure; si gettarono ad abbracciarla e baciarla; e poi fecero un tribunale: la vecchia cattiva e lo zio vennero fucilati alle porte della città; la matrigna-strega fu legata alla coda d'uno stallone, il cavallo volò nei campi aperti e le ruppe le ossa contro gli alberi e nei burroni; il principe mandò il comandante ai lavori forzati, e al suo posto nominò il marinaio che aveva salvato la principessa. Da allora il principe, la principessa e il mercante vissero insieme a lungo, felici e contenti.

Edited by mab66 - 30/8/2014, 16:47
 
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