Il Reame ai Confini del Mondo

" L'UCCEL del GRO ", GRIMM 46

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mab66
view post Posted on 11/4/2010, 05:19




"L'UCCEL del GRO"




Grimm n.46
Classificazione: AaTh 311 "The Heroine Rescues Herself and Her Sisters"
AaTh 312 "The Giant-killer and his Dog (Bluebeard)"








C'era una volta uno stregone che si trasformava in poveraccio, andava a chiedere l'elemosina nelle case e acchiappava le belle ragazze. Nessuno sapeva dove le portava perché non si rivedevano più. Un giorno comparve alla porta di un uomo che aveva tre belle figlie; sembrava un povero mendicante malconcio e sulla schiena portava una gerla come se gli servisse a raccogliere le elemosine. Chiese la carità di un boccone, e quando la maggiore delle tre figlie uscì con un pezzo di pane la sfiorò appena, ma bastò per farla saltare dentro la gerla. Poi si allontanò a gran passi e la portò nella sua casa, che era in mezzo a una foresta buia. In questa casa tutto era splendido e lo stregone dava alla fanciulla qualsiasi cosa volesse.
"Tesoro mio - disse - a casa mia starai bene, qui puoi avere tutto quello che brama il tuo cuore."
Passò così qualche giorno, poi disse: " Devo partire e lasciarti sola per un po'. Queste sono le chiavi di casa; puoi andare dove vuoi e guardare tutto quello che ti pare eccetto la stanza che si apre con questa chiavetta; lì ti proibisco di entrare pena la vita."
Le consegnò anche un uovo dicendo: " Tienmelo di conto, anzi portalo sempre con te perché perderlo provocherebbe una gran sciagura."
Lei prese la chiave e l'uovo e promise di fare tutto per bene. Quando lo stregone fu partito, girò la casa da cima a fondo e guardò ogni cosa. Le stanze splendevano d'oro e d'argento, una magnificenza simile non se l'era mai sognata. Ma alla fine giunse alla porta proibita: avrebbe voluto tirar dritto, ma la curiosità non le dava pace. Guardò la chiave, era una chiave come un'altra, la infilò nella serratura e la girò appena appena; ed ecco, la porta si spalancò. E cosa vide appena entrò? Un grosso catino insanguinato. Stava al centro della stanza e dentro stavano corpi umani tagliati a pezzi; accanto si vedeva il ceppo con sopra la mannaia scintillante. Lo spavento fu tale che l'uovo le sfuggì di mano e cadde nel catino. Lo tirò fuori subito e cercò di ripulirlo dal sangue, ma era inutile: aveva voglia di fregare e raschiare, dopo un attimo ricompariva. Poco tempo dopo l'uomo fece ritorno dal suo viaggio e la prima cosa che chiese fu la restituzione della chiave e dell'uovo. La fanciulla glieli porse tremando e dalle macchie rosse sull'uovo egli vide che era stata nella camera del sangue.
" Ci sei andata contro la mia volontà - disse - ci tornerai contro la tua. La tua vita è finita."
La gettò a terra, la trascinò per i capelli fino al ceppo dove le tagliò la testa e la fece a pezzi mentre il sangue scorreva dappertutto, infine la buttò nel catino sopra le altre.
" Ora vado a prendermi la seconda " disse lo stregone.
Andò alla solita casa trasformato in pover'uomo e chiese l'elemosina. Fu la seconda figlia a uscire con un pezzo di pane, lui l'acchiappò come la prima con un solo lieve tocco e se la portò via. Non le andò meglio che alla sorella; cedette alla curiosità, aprì la camera del sangue, ci guardò dentro, e al ritorno dello stregone la pagò con la vita.
Adesso toccava alla terza, che però era giudiziosa e accorta. Quando lo stregone le ebbe dato l'uovo e la chiave prima di partire, per prima cosa mise l'uovo al sicuro, poi fece il giro della casa e da ultimo andò nella camera proibita. Cosa vide ! Le sue care sorelle assassinate e fatte a pezzi nel catino! Ma tolte le membra di lì, riuscì a metterle ciascuna al suo posto: testa, busto, braccia e gambe. E quando ci furono tutte, cominciarono a muoversi, si ricongiunsero, le due fanciulle riaprirono gli occhi, ed ecco, erano tornate in vita. Allora si baciarono e abbracciarono felici. Quando l'uomo tornò, subito chiese chiave e uovo, e non riuscendo a trovar traccia di sangue nell'uovo, disse: " Hai superato la prova, sarai la mia sposa."
Adesso non aveva più alcun potere su di lei e doveva fare quello che lei voleva.
" D'accordo - rispose lei - ma prima devi portare un cesto pieno d'oro e d'argento ai miei genitori, e portarlo tu stesso sulle spalle; intanto io farò i preparativi per le nozze". Poi corse dalle sorelle che aveva nascosto in uno sgabuzzino.
" È arrivato il momento - disse - vi salverò. E sarà lui stesso, il malfattore, a riportarvi a casa. Ma appena sarete a casa mandate gente in mio aiuto." Le mise tutte e due in un cesto e le coperse per bene con l'oro in modo che di loro non si vedesse nulla, poi chiamò lo stregone: " Su, porta via questo cesto; ma bada di non fermarti per strada a riposarti, io ti guarderò dalla mia finestrella e non ti perderò d'occhio." Lo stregone sollevò il cesto e messoselo sulla schiena partì, ma gli pesava talmente che il sudore gli grondava sulla faccia. Sedette per riposarsi, e subito una voce gridò dal cesto: " Guardo dalla mia finestrella, e vedo che ti riposi. Rialzati e cammina." Lo stregone credette che fosse la promessa sposa e si rialzò. Dopo un po' riprovò a sedersi, ma subito sentì gridare: " Guardo dalla mia finestrella e vedo che ti riposi. Rialzati e cammina." E tutte le volte che si fermava la voce gridava, sicché gli toccava riprendere il cammino. Ma finalmente, gemendo e senza fiato, depose il cesto con l'oro e le due ragazze nella casa dei genitori.
Intanto la promessa sposa preparava la festa di nozze e provvedeva a invitare gli amici dello stregone. Poi prese un teschio ghignante con tutti i denti in mostra, lo agghindò mettendogli anche una ghirlanda di fiori in testa e lo portò alla finestrella del solaio a cui lo fece affacciare. Quando tutto fu pronto si tuffò in un barilotto di miele, poi tagliò il piumino e ci si avvoltolò. Adesso somigliava a un uccello strano e nessuno l'avrebbe riconosciuta. Uscì di casa e per strada incontrò qualcuno degli invitati che chiesero:

" Di dove vieni uccel del Gro?"
"Da Gro Groviglio dove sto"
"Che fa lì la giovane sposa?"
"Da cima a fondo ha spazzato la casa,
si affaccia all'abbaino e si riposa."



Alla fine incontrò il fidanzato che se ne tornava piano piano. Anche lui chiese come gli altri:

" Di dove vieni uccel del Gro?"
" Da Gro Groviglio dove sto "
" Che fa lì la mia giovane sposa?"
" Da cima a fondo ha spazzato la casa,
si affaccia all'abbaino e si riposa. "



Il fidanzato alzò gli occhi, vide il teschio agghindato e credendo che fosse la sposa, lo salutò festoso con la mano. Entrò poi in casa ed entrarono tutti gli invitati, ma entrarono anche i fratelli e i parenti della sposa venuti a salvarla. Chiusero tutte le porte in modo che nessuno potesse uscire di casa e appiccarono il fuoco. Allo stregone e alla sua masnada non restò che bruciar vivi.

* * *



"Fiabe"Jacob e Wilhelm Grimm - RCS , Milano

Vedi anche

"ROSA, GAROFANO e GELSOMINO"

"NASO d'ARGENTO" nel Blog.


Per il motivo de "La ragazza Furba" e "Il Diavolo Gabbato":

"IL DIAVOLO, LA SERVA e la PADRONA".



Edited by mab66 - 23/2/2017, 23:54
 
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